Aprire i centri commerciali è un modo per ridurre gli assembramenti cittadini. Perdite per oltre un miliardo e mezzo a settimana per il settore e ristori inadeguati
L’appello lanciato nei giorni scorsi da ANCC-Coop, ANCD-Conad, Confcommercio, Confimprese, CNCC – Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali e Federdistribuzione per consentire la piena operatività dei centri commerciali nei giorni festivi e pre-festivi è rimasto inascoltato e, come ampiamente prevedibile, non ha evitato gli assembramenti nelle città. I centri commerciali, che sono ben organizzati per consentire misure di prevenzione e tutela della sicurezza sanitaria, sono rimasti vuoti e questo ha impedito a milioni di persone di avere una alternativa comoda e sicura nell’effettuare gli acquisti durante il fine settimana. Le restrizioni agli esercizi commerciali comportano una perdita di giro d’affari stimata in un miliardo e mezzo di euro per ogni week e, alla luce delle misure previste fino a gennaio, mettono in seria difficoltà la tenuta di molte delle aziende che in questo periodo dell’anno contano di poter realizzare una importante fetta del loro fatturato annuo. Ad aggravare questa situazione si aggiunge la prospettiva delle misure previste per i ristori economici che allo stato attuale, per le aziende che li richiederanno, risultano essere ampiamente inadeguate a coprire le perdite già consolidate. È pertanto necessario da parte del Governo una presa di coscienza sulla grave crisi che si sta per innescare nel comparto e una immediata messa in campo di azioni commisurate alle pesanti ripercussioni che il perdurare della crisi pandemica avrà sull’intero settore della distribuzione.