Il Governo Trump, a pochi giorni dal su avvicendamento, ha inscritto Xiaomi nella blacklist delle aziende cinesi “nemiche” degli USA
Anche Xiaomi nella blacklist di Trump, dopo Huawei e ZTE anche Xiaomi entra nella lista nera redatta dal Governo Trump, che il 20 gennaio verrà destituito. L’amministrazione Trump infatti sostiene che la società cinese abbia dei rapporti stretti con l’esercito del proprio paese e per questo non può essere affidabile.
Un ban diverso da Huawei
Dalle prime informazioni trapelate, il ban commerciale dovrebbe essere molto meno rigido di quello che Trump ha imposto nei confronti di Huawei. Xiaomi, da quanto si evince, potrà continuare ad acquistare i chip dalle aziende americane (come Qualcomm) e non dovrà fare a meno del sistema operativo e dei servizi di Google. Le sanzioni più soft si potrebbero spiegare coi il fatto che Xiaomi, a differenza di Huawei, produce esclusivamente prodotti consumer e non ha attività legate alle reti e alle infrastrutture per le telecomunicazioni come quelle per il 5G.
La precisazione di Xiaomi
Xiaomi in un comunicato ufficiale ha voluto precisare di avere rispettato sempre la legge e agito in conformità con le disposizioni e i regolamenti delle giurisdizioni dei Paesi in cui svolge la propria attività. La Società ribadisce che fornisce prodotti e servizi per uso civile e commerciale. Conferma inoltre di non essere posseduta, controllata o affiliata in alcun modo all’esercito cinese e di non essere una “Società militare comunista cinese” così come l’ha definita dal National Defense Authorization Act statunitense. Xiaomi ha anche aggiunto che intraprenderà azioni appropriate per proteggere gli interessi della Società e dei suoi stakeholder e che sarà pronta ad ulteriori annunci, se e quando Xiaomi lo riterrà opportuno.