Una ricerca di Glickon ha cercato di capire come è cambiato il lavoro con la pandemia nell’ultimo anno, in particolare a Milano
Come è cambiato il lavoro con la pandemia in particolare a Milano nell’ultimo anno? A questa domanda ha cercato di rispondere Glickon, azienda italiana specializzata in People Experience e Analytics dedicate alle risorse umane e al management, con un sondaggio che si è concentrato sulla città di Milano e ha preso in considerazione diversi aspetti e indicatori legati al lavoro: mobilità, benessere, relazione. Sul fronte della mobilità la ricerca ha evidenziato che il 37% degli intervistati lavora sempre da remoto, ma anche che il 30% dei milanesi si reca in ufficio dalle tre alle cinque volte a settimana. Di questi, il 39% utilizza i mezzi pubblici per raggiungere il luogo di lavoro (soprattutto tra i residenti in città). Tra coloro che vengono da fuori Milano, il 56% impiega oltre quaranta minuti per arrivare in ufficio e, complessivamente, il 50% dei non residenti sceglie l’auto. Tra coloro che abitano lontano al proprio luogo di lavoro e che impiegano oltre quaranta minuti per raggiungerlo, il 46% dichiara di lavorare meglio ora che può farlo sempre da casa, e solo il 9% preferirebbe recarsi in ufficio. Al contrario, coloro che hanno l’ufficio a 10 minuti da casa dichiarano di lavorare peggio nel 42% dei casi e di preferire quindi il lavoro in presenza, e solo nel 21% di stare meglio. La pandemia ha messo a dura prova le persone tanto che il 51% del campione ha dichiarato di aver sofferto d’ansia nell’ultimo anno, soprattutto nei segmenti dei 18-30enni e dei 50-60enni. L’equilibrio tra lavoro e vita privata è peggiorato per il 49% dei lavoratori milanesi. La fascia di età a risentirne di meno emerge essere quella dei 40-50enni, che per l’80% dichiarano di godere di un miglior work-life balance. Complessivamente tuttavia, solo per il 29% degli intervistati la situazione appare essere migliorata. Il 49% del campione soffre maggiormente di ansia rispetto a prima e solo il 9% dichiara di sentirsi meglio e soffrirne di meno. Tra coloro che vedono peggiorate le proprie condizioni di ansia e stress, il 52% è uomo, soprattutto tra i 50 e i 60 anni, segmento di età nel quale la stragrande maggioranza afferma di patire psicologicamente il lavoro in era Covid. Anche per il 50% dei 18-30enni la situazione attuale genera angoscia. Sul quesito segno di questi tempi e cioè: Meglio lavorare da casa o in ufficio? Il 64% degli intervistati afferma di preferire il lavoro in presenza e sentire la mancanza dell’ufficio. La percentuale decresce solo nel segmento dei lavoratori che hanno tra i 40 e i 50 anni, mentre aumenta tra i 50-60enni. Il lavoro da casa ha i suoi vantaggi ma rischia di essere più invasivo. Infatti il 59% dei lavoratori interpellati, soprattutto uomini nella fascia d’età 20-50 anni, afferma di lavorare di più, dato che tocca l’87% se si considera la fascia dei lavoratori tra i 30 e i 50 anni.