Mentre altre tipologie di negozi tendono a migrare verso i centri commerciali, i negozi technical popolano i centri storici +18.9%
I negozi technical popolano le cittadine, sembra questo il dato che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulla “Demografia di impresa delle città italiane” che analizza, in particolare, i dati relativi a 110 comuni di medie dimensioni capoluoghi di provincia (o ex capoluoghi) e 10 comuni non capoluogo più popolosi. In queste due tipologie di centri urbani, l’indagine evidenzia che dal 2012 al 2020 il trend relativo alle chiusure delle attività commerciali, in sede fissa o ambulante, è pressoché analogo al dato nazionale: -14,6% per i punti vendita, il cui numero è passato da 135.386 a 115.561 attività; -18,7% per gli ambulanti, passati da 21.874 imprese a 17.786. Analizzando più nel dettaglio, negli otto anni considerati, risulta evidente una trasformazione del tessuto commerciale che verrà ulteriormente enfatizzato dagli effetti provocati dalla pandemia: se per il commercio in sede fissa, flette leggermente la numerica dei negozi di base come gli alimentari (-2,6%) e quelli che, oltre a soddisfare bisogni primari, svolgono nuove funzioni, come le tabaccherie (-2,3%), crescono invece in modo significativo i punti vendita di computer e telefonia (+18,9%) e le farmacie (+19,7%), ma risultano in calo il numero delle altre tipologie di punti vendita che lasciano i centri storici per i centri commerciali o per le zone periferiche. Le riduzioni variano dal 17%, relativo al settore dell’abbigliamento al 25,3% per libri e giocattoli, dal 27,1% per mobili e ferramenta fino al 33% per le pompe di benzina.